MC – Numero 1/2021
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La pandemia, in seguito al diffondersi del COVID-19, ha generato una innumerevole circolazione di informazioni e soprattutto di fake news. Questo e tanto altro è raccolto nell’editoriale del Prof. Astolfo Di Amato nell’editoriale del numero 1 dell’anno 2021. Il tema delle fake news viene qui analizzato non soltanto dal punto di vista informativo, ma soprattutto dal punto di vista professionale. Per arginare il fenomeno delle notizie false non basta più verificarne le fonti, ma offrire al lettore uno strumento di comunicazione di alta professionalità.
Notevole il contributo di Marcello D’Aponte riguardo la Nota a Corte di Appello di Roma 27.01.2021, n. 2982 sul lavoro giornalistico e subordinazione, in merito all’obbligo di versamento per il direttore della testata giornalistica che sia anche socio.
Di particolare interesse il lavoro presentato da Federica Loffredo in merito alla Next Generation ed i mercati generali. Il lavoro intende analizzare, nel contesto dei mercati digitali, le priorità dell’Unione Europea nell’ambito della proposta “Next Generation EU”, la quale contribuirà a riparare i danni economici e sociali immediati causati dalla pandemia di Coronavirus, per creare un’Europa post COVID-19 più verde, digitale, resiliente e adeguata alle sfide presenti e future.
Sul tema Big Data e Pluralismo dell’informazione grande attenzione merita la ricerca curata da Elia Ferrara. La crescita della Rete ha condotto all’affermazione di pochi grandi operatori, generando mercati fortemente concentrati, consolidati in un oligopolio digitale globale. L’accumulazione di enormi masse di dati ha infatti consentito a pochi soggetti di beneficiare di straordinarie esternalità di rete ed economie di scala. Alessia Leonardi e Gennaro Ragucci esaminano il legame esistente tra i livelli di apertura e chiusura presenti nei moderni sistemi digitali di uso quotidiano, le correlate dinamiche competitive e gli effetti sul benessere sociale. Sciarelli, Tani, Prisco e Turriziani presentano invece un lavoro che mira ad indagare, tramite un caso studio, come le imprese che operano in settori controversi e di tipo B2C possano utilizzare i social media per avviare un processo dialogico con i propri utenti relativamente alle attività collegate ai temi della sostenibilità e della responsabilità sociale. Infine, l’articolo di Viviana Jandoli sull’avvento della pandemia e la necessaria chiusura degli istituti d’arte e dei teatri, archi e biblioteche, che ha reso la digitalizzazione delle immagini del patrimonio culturale l’unico modo per continuare a trasmettere, appunto, cultura fin nelle nostre case. In questo, l’uso dei social network si è reso quanto mai funzionale a tale scopo con l’obiettivo di raggiungere le fasce più giovani della popolazione e, in generale, quei fruitori poco abituati ai consumi culturali.